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  • Immagine del redattoreVeronica Bronzetti

Aggiornamento: 2 gen 2023

di Veronica Bronzetti, Luca Conoscenti

io sono il confine

io sono l'urlo


sono io terra

e sono io cielo


e sono io la carne

questa carne che è già l'infinito


io sono l'urlo

io sono il confine



  • Immagine del redattoreVeronica Bronzetti
Come è possibile? Io non conosco uomo. (Lc. 1,34)

Nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne la mia riflessione parte dalla frase che Maria rivolge all'angelo che Le annuncia l'incarnazione. Perché proprio nel Vangelo ma, soprattutto, nell'antico Testamento, la parola "conoscenza" possiede questa accezione fisica e di congiunzione anche sessuale. È, infatti, proprio la "conoscenza" la chiave di ogni rapporto. L'etimologia della parola, in particolare nel prefisso, indica esattamente il concetto fondamentale. Conoscere significa entrare in relazione. Senza conoscenza non può esserci amore, neppure della donna o dell'opera d'arte più appariscente perché non se ne comprende la vera essenza. È per questo che molti uomini ricorrono alla violenza, nelle più innumerevoli e svariate tipologie. Perché sono tendenzialmente incapaci di capire ed interagire con un'altra persona. Rimangono fondamentalmente degli onanisti che dis-conoscono l'alterità di chi gli sta davanti. Entrare in relazione è un viaggio che spaventa perché la conoscenza non è un'operazione asettica ma implica un coinvolgimento, una compromissione delle proprie certezze. Occorre il coraggio di mettersi in discussione. Cosa che un egocentrico non è assolutamente disposto a fare. Solo chi conosce è in grado di amare perché giunge al termine di un percorso in cui è riuscito più che a capire razionalmente, a compenetrarsi con l'altro da sé, accogliendone anche i risvolti che lo destabilizzano. Ho sempre pensato che la frase che pronuncia la voce narrante del romanzo di Umberto Eco al termine della narrazione, possieda esattamente questo senso. Adso da Melk, discepolo del francescano Guglielmo da Baskerville, durante la sequela del maestro amante dei libri e della sapienza, ha un rapporto sessuale estemporaneo con una giovane ragazza sconosciuta, con cui non si scambia neppure una parola. In limine alla conclusione del romanzo dirà: "Eppure, dell'unico amore terreno della mia vita, non avevo saputo, né seppi mai, il nome..."

Davide Lombardi


  • Immagine del redattoreVeronica Bronzetti

"L'aria poco longeva delle cose in voga". Così Georg Simmel descriveva nei primi del '900 l'aura inafferrabile della moda in alcuni suoi saggi di estetica sociale.

Ogni volta che ritraggo qualcuno, a prescindere dallo scopo, che sia per utilizzo professionale o commerciale, o semplicemente per arte come in questi scatti, rifletto sull'Abito e sul dinamismo dovuto alla pressione mimetica che che gli strati sociali per così dire "inferiori" hanno saputo trasmettere alle élite. Eppure ogni moda pare affacciarsi sulla scena con la solennità di qualcosa che può dominare in eterno. La comunicazione in tal senso ha un compito fondamentale.

La fotografia di moda e tutto l'indotto mediatico che la utilizza svolgono un ruolo essenziale poiché detengono le redini dell'impulso (ad acquistare) il quale rappresenta il presupposto del variare e al tempo stesso del riciclarsi delle tendenze. Tanto più l'immagine riesce ad elevare, eternare, illuminare l'oggetto di moda, tanto più cresce lo stimolo, innalzando le possibilità di portare ad Icona ciò che vi è rappresentato. Tanto più l'oggetto diviene Icona e maggiore è la probabilità di eternarsi realmente o per lo meno di ambire a un ritorno nel futuro, dove chi disegnerà i nuovi stili andrà inevitabilmente a ripescare nel passato più glorioso distillando ciò che vi era di Iconico.

Sì, perché il passato conferisce valore, spessore, consistenza, memoria. Sicché tutto accade e poi ritorna. Nella moda come nella vita, nelle collezioni come nelle stagioni di ogni tempo. È qualcosa che mi affascina sempre e che credo inevitabilmente influisca sulla mia ricerca di un Oltre ogni volta che fotografo la moda ma più ancora ogni volta che fotografo poiché mi si staglia davanti la convinzione che il fattore tempo-contesto entri inevitabilmente in ogni scatto, in ogni ritratto, in ogni rappresentazione del reale nonostante il nostro bisogno di spogliarlo di tutto, talvolta di negarlo, di dissipare ciò che lo ancora a un presente effimero. Negare il tempo per rincorrerlo e riafferrarlo nella grana effimera della bellezza.

Model: Massimilla Lombardi







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